Il Blog di Capo Galera

Il turismo va sott´acqua

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Bologna. Le politiche, le nuove proposte e le realtà delle vacanze per subacquei. Sardegna regina alla fiera del diving.


BOLOGNA. Un´isola con un acquario incontaminato intorno. Il segreto del mare della Sardegna è tutto qui. Altro che reef tropicali e Mar Rosso. Lo sanno bene i sub francesi, tedeschi e spagnoli che ogni anno invadono le coste sarde. E non ne fanno mistero neppure i titolari di diving e centri di immersione della Sardegna (complessivamente sono un centinaio quelli in attività) che conoscono nel dettaglio le potenzialità di un settore turistico di nicchia, oggi dalla pinneggiata stanca.

LA KERMESSE. Bologna segna la svolta, almeno nelle attese. All´Eudishow, la grande kermesse internazionale della subacquea, aperta questa mattina a dispetto del manto di neve che ha sommerso il capoluogo emiliano, le quotazioni delle coste e dei fondali della Sardegna raddoppiano. Mediterraneo in limba come non si vedeva dagli anni Cinquanta, a sentire gli operatori del settore. Il che significa un piccolo eden blu per chi mette gli occhi sotto la superficie: tornano le cernie, e poi saraghi, ricciole e sinuose corvine, barracuda, delfini: giusto per dare un antipasto. Rigogliosa microfauna dai cromatismi spettacolari. E soprattutto acque cristalline con una luminosità difficile da trovare in altri angoli del vecchio Mare nostrum. Sarà l´effetto parco o l´attrazione per un mix di natura, cucina e ospitalità, ma tra gli stand e i padiglioni freddi di Bologna Fiere il sistema Sardegna fa gola.

I DIVING CENTER. «Abbiamo molto da offrire con alta professionalità - attacca Gaddo Risso, titolare del Capo Galera diving center di Alghero e armatore dell´elegante caicco Hande, vero diving da crociera sulle rotte sarde e del Mediterraneo.
«Questa ricchezza ancora intatta che hanno i fondali sardi, da nord a sud dell´Isola, ci viene riconosciuta da tutti. E la crescita
di interesse dei turisti, soprattutto del Nord Europa, sostenuta anche dal lavoro dei parchi e delle aree marine protette, conferma che il nostro mare è in salute». Radiografia identica anche da parte di Vincenzo Sicbaldi, sessant´anni con la testa sott´acqua, patron dell´Air Sub di Cagliari e del centro diving di Villasimius: «Abbiamo un patrimonio naturale invidiabile. Ma non basta - dice - il mercato oggi è molto aggressivo e va affrontato con un servizio adeguato e prezzi competitivi».

SECCHE DA FAVOLA. Come dire le meraviglie sommerse di Tavolara con le frequentate secche del Papa I e Papa II, le grotte spettacolari di Capo Caccia o quelle di Capo Marrargiu. I relitti della Seconda guerra mondiale nel Golfo di Cagliari e le distese di gorgonie rosse a Villasimius, con Serpentara e I Cavoli illuminati dal biancore del granito. Tutto questo è solo la materia prima. Lo ribadisce uno dei decani in Italia del binomio subacqueasviluppo,
Mario Romor, tra i fondatori e oggi general manager della Esa, la didattica subacquea nata e sviluppata in Sardegna, a Olbia. «Abbiamo condizioni uniche che non si trovano in nessun´altra parte del mondo - dice - il vero problema è la comunicazione. Non c´è. Manca l´informazione giusta per vendere il mare sardo nell´ambito dellasubacquea». Smonta anche il teorema secondo
cui il mare è salato ma quello sardo un po´ di più. «Non è caro più di altri posti - ribatte - piuttosto va invece evidenziato che oggi gli addetti ai lavori, spesso, non fanno quello che serve per formare nuovi subacquei». Il rimedio non è lontano: si chiama turismo-attivo. «Quel segmento su cui la Regione si è messa a lavorare con alte aspettative», dice. La questione è semplice:
alla Sardegna a poco serve il modello di villeggiante- foca, quello che si butta in spiaggia e da lì non si sposta. «Va catturato e formato invece il turista che vuole vivere da protagonista la natura. Mare, vela, trekking, wind-surf, moutainbike. E qui l´attività subacquea si candida a entrare di peso. Questo porterà una serie di interventi che aiuterà gli opertori del settore a promuovere anche all´estero la Sardegna, rendendo appetibile l´isola anche fuori stagione». Vincenzo Piras, Bosa
Divng Center, dalla Planargia a Bologna per la prima volta, punta il dito anche lui sulla promozione: «Manca del tutto, è vero. Anche se penso che il nostro vero problema sia quello di vivere in un´isola». Parla di costi: «Qui tutto è più caro e naturalmente
questo va a vantaggio di mari magari meno belli ma più economici».

I COSTI. Mediamente immergersi in Sardegna costa tra 35-40 euro il tuffo. Si può scendere anche a trenta euro ma solo in offerte all´interno di pacchetti particolari. I collegamenti con l´Isola sono sotto accusa: rendono poco competitivo il mare
sardo. Una boccata d´ossigeno è arrivata grazie ai voli low cost. «Questo è vero», conferma Gaddo. «E su questo bisogna insistere».

REGIONE ASSENTE. Fondamentale il ruolo della Regione «che deve incrementare le potenzialità del settore». A Bologna però non c´è, mentre è ben in vista la Regione Sicilia con un furbesco abbinamento di subacquea e cucina. E allora bisogna armarsi e partire. Due mesi di fiere in giro per l´Europa (Dusseldorf, Bologna e poi Spagna, Londra) come racconta ancora Gaddo «a promuovere il mare e tutto ciò che è Sardegna». Un lavoro di programmazione e ben mirato che oggi permette a Capo Galera di allungare la stagione da fine marzo sino a ottobre. Così capita anche a Vincenzo Sicbaldi a Villasimius e a Tavolara a Giorgio Caboni e Luana Magnani istruttori Esa del Porto San Paolo

Diving Center. Il resto, salvo rare eccezioni, si accende timidamente a giugno ma a settembre è di nuovo al buio.

(Roberto Ripa)

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 L´Unione Sarda 12/02/2010
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